Hanno scritto di me

Giacomo Malatrasi,Renata Maccato,Guido Galesso,Maria Beatrice Rigobello Autizi,Barbara Codogno,Gabriele Romeo,Monica Castellarin,Alessandra Santin,Matteo Strukul,Beatrice Andreose,Michele Govoni,Marco Praloran, Franco Cremon,Chiara Rizzante.

IL GIARDINO di SONIA
Da sempre il giardino rappresenta luogo d’incanto e delizia, è tale ad esempio quello di Kamala in Siddharta di Herman Hesse, o la tenuta di famiglia in Pomerania de Il giardino meraviglioso di Elizabeth von Arnim, ma è anche il luogo segreto, inaccessibile, che cela ricordi, inquietudini e suggestioni come avviene ne Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett. E allora solo la curiosità e l’affetto di una bimba o di chi se ne prenda a cuore le sorti può incoraggiare la vita delle gemme verdi, imperlate di rugiada o dissetare le brune radici degli alberi millenari. E dunque il giardino è anche luogo dell’anima, oasi di protezione, cuore pulsante di un nuovo inizio. Per questo le forme e i colori del giardino di Sonia Strukul raccontano molto di lei, della sua pittura, e del suo essere artista originale, sognante, estranea a facili catalogazioni. La sua arte accarezza gli occhi e suona con la grata, tepida fiamma di un rifugio, carica di verdi e azzurri brillanti, rilucenti di uno scintillio pop, vibrante di rossi e di rosa tenui e carnali insieme. E poi, fra fiori meravigliosi e piante rigogliose, ecco i camaleonti, animali mimetici, mutevoli, dagli occhi grandi, quasi ipnotici che da sempre rappresentano una delle cifre nelle opere di Sonia e che, tornando, paiono volerci accompagnare nell’ennesima metamorfosi dell’artista. Una mostra dedicata al giardino dunque, alle intime, verdi stanze di ciascuno di noi, a quell’isola di grata solitudine in cui è bello indugiare, ammirando i petali infuocati delle rose, le masse compatte delle siepi, luccicanti di guazza, le zolle brune di terra, le chiome degli alberi secolari, e in quel silenzio, in quella quiete, riflettere magari sulla meraviglia che ci circonda ed è dunque intorno a noi. Poiché il giardino è insieme stupore e sorpresa, ma può e deve essere anche sperimentazione, luogo di riflessione, di cura, di coraggiosi innesti, di soluzioni ardite, suggerite da quell’intimo coraggio che possiamo scoprire solo nel segreto di un refolo di vento, mentre le foglie si alzano e sussurrano parole sconosciute, disegnano immagini che, giorno dopo giorno, con l’attenzione e il coraggio acquisiscono il senso di una vita nuova.
Matteo Strukul

Mutanti
è il titolo della personale di Sonia Strukul curata da Renata Maccato(dal 27 agosto al 12 settembre, Oratorio di San Francesco, Comune di Conselve). Pittrice che da anni analizza il mutamento, la trasformazione, approdando a quella che simpaticamente potremo definire la sua recherche sul camaleonte. Se fosse una documentarista, gli animali dipinti da Sonia Strukul (Accademia di Belle Arti di Venezia, École nationale supérieure des beaux-arts, Biennale di Spalato) non verrebbero di certo da foreste equatoriali, piuttosto li potresti incrociare in qualche salon de beauté di Kings Road, intenti a far risaltare le unghie con smalti fluorescenti, a rimodernare il look con un restayling punk alla Zandra Rhodes, prediligendo folte creste fucsia o blu elettrico. Un camaleonte molto glam, attento ai punti luce, ma di classe, solo cristalli Swarovski tra le squame. Dodici sono le tele esposte da Strukul che, per la curatrice, rimandano sia ad un'impostazione orientale che alla classicità del mosaico veneziano. In verità, il titolo stesso della mostra, che si rincorre anche in altre esposizioni, come ad evocare la necessità dell'artista di stare in bilico sull'ibrido, rimanda chi, come me ha nozioni cine-letterarie, al significato primigenio del mutante: un essere geneticamente modificato. Da Wells ad Asimov ad Atreides fino a David Lynch senza dimenticarci del grande Philip Dick, il mutante è diventato la zona d'ombra generata dallo scavalcamento, dallo sconfinamento dell'umano che si è modificato. Mentre in biologia le mutazioni ( del genotipo o fenotipo) sono quelle che garantiscono l'evoluzione della specie. Se incrociamo i dati accumulati e torniamo ad osservare i camaleonti di Strukul allora compare un agente esterno non considerato: la femminilità critica dell'artista. Ricordiamo inoltre che il camaleonte è sommamente animale filosofico in quanto mimetico. E per mimesis non intendiamo unicamente l'imitazione estetica nell'eccezione introdotta da Platone, ma l'abilità di saper recitarsi addosso una parte. Di divenire un tutt'uno con questo recitato. Qui c'è a mio avviso il tocco femminile e provocatorio dell'artista. Se il camaleonte ci fa il verso, i suoi mutanti sono lo specchio della nostra evoluzione, frivola, imbellettata, swarovskizzata. Una natura spettacolarizzata, snaturata e umanizzata e per questo molto fragile, seriale, senza più titoli: mutante 1; mutante 2. In questo a mio avviso risiede l'animus della pittrice che ci tranquillizza ingannevolmente con l'etologia, proponendoci invece un ammicco che prepotentemente invece ci porta a riflettere su noi stessi. Questi dipinti sono lo "specchio, specchio delle mie brame". Saltando da una favola all'altra senza lieto fine perché nemmeno il bacio della principessa ci farà tornare uomini, noi che credevamo che con il nostro mutamento e camaleontismo avremmo conquistato l'eternità, adesso ci ritroviamo tutti dallo stesso estetista.
Barbara Codogno

TRASFORMAZIONI
La Trasformazione è un cambiamento che si mostra in primo luogo sulla superficie delle cose, su quella parte esterna della realtà che i nostri occhi colgono in modo diretto, immediato. La pelle è lo strato superficiale che porta i segni evidenti delle trasformazioni, è il mezzo che comunica i cambiamenti avvenuti internamente divenendo il luogo di contatto tra noi e il mondo esterno. "Specchio" della persona, la pelle cambia con l'età diventando pagina delle nostre condizioni, del nostro percorso di vita o riflesso di emozioni momentanee come un abbraccio inaspettato, un freddo pungente, uno spavento improvviso. Cambia con il variare della luce e con le posizioni che assumiamo, organo del contatto, la pelle si modifica adattandosi alle superfici più diverse degli oggetti, trasmettendo piacere benefico dall'incontro con i nostri simili, quando le convenzioni lasciano spazio all'intimità. Sonia Strukul, artista da sempre vicina a soggetti della natura, attratta dalla pelle policroma dei camaleonti trova in questi animali suggestivi la forma consona per esprimere le proprie esigenze ed il proprio cambiamento stilistico. Nella sua opera pittorica questi rettili dalla pelle variopinta diventano metafora delle nostre trasformazioni personali, della nostra necessità, libera od imposta a doversi adattare ad ambienti, situazioni, stati d'animo diversi ed incostanti. Il camaleonte con il suo aspetto primordiale ci riporta ad una condizione primitiva in cui l'incontro con la natura è totale e nella capacità di sapersi nascondere fondendosi con l'ambiente si basa la sopravvivenza, a suggerire un paragone possibile con lo spirito di adattamento richiesto dalla società contemporanea in rapida trasformazione. Questi dipinti sono condotti attraverso un rapporto complementare tra la trasformazione, atto dinamico per eccellenza e l'immobilità dei primi piani dilatati. Nel diventare parte dell'ambiente il camaleonte mostra la stasi paziente dei movimenti bloccati. L'entrata da un lato della tela viene sospesa in un attimo eterno di allerta in cui il tempo non ha più un ruolo. Lo sfondo monocromo di colore isola ed evidenzia la forma senza distogliere il nostro occhio, libero così di vagare nella preziosità della grana variopinta della pelle. Si genera una contemplazione mobile che ci coinvolge attraverso lo sguardo reciproco stabilito tra noi e i grandi occhi dei camaleonti che ci scrutano. E' la vista che vede la pelle anticipando le sensazioni tattili del tocco. La vibrazione data dai riflessi della luce sui cristalli che punteggiano discreti la superficie, immette nella fissità del momento il divenire variabile della luce a seconda del luogo e dell'istante ritornando a far scorrere il tempo. Distribuiti con equilibrio i luoghi seminascosti dei piccoli cristalli si scorgono con calma attraverso il nostro movimento attorno alle opere. Il camaleonte è l'animale rappresentativo della metamorfosi, la pelle iridescente delle diverse specie è composta di una gamma vastissima di colori vivaci in grado di mutare in situazioni di pericolo, per spaventare il nemico e difendersi, soggetto confacente perciò ad una pittura di colore come quella di Strukul. Sonia rivela una tecnica pittorica di estremo controllo nell'accostamento netto di colori mantenuti puri nel massimo della loro intensità. Le pennellate sintetiche spaziano spesso nelle gamme dei verdi e degli azzurri, riscaldate da elementi di giallo, rosso, arancio oppure esaltate dalla calma degli sfondi neutri. Le campiture di colori acrilici sono stese in numerose mani fino ad ottenere una superficie perfettamente omogenea, leggermente rilevata in quelle porzioni di bianco che danno respiro e ritmo ai colori. La tessitura continua delle linee di contorno lascia intendere l'accurato disegno che sottostà al risultato pittorico. Alla ricerca della massima pulizia formale il dipinto visto da vicino mostra l'attenzione al minimo dettaglio, in cui Sonia riporta la sua esperienza di mosaicista componendo l'epidermide attraverso "tessere" costellate da una miriade di punti ordinati. Concepite come un insieme, le strutture a "moduli" delle tele condotte come variazioni cromatiche sul tema, permettono volutamente composizioni libere e sempre modificabili dei diversi pannelli in un sistema in grado di rendere "camaleontico" la parete e lo spazio. TRASFORMAZIONI si qualifica come la genesi di un processo di ampio respiro con l'obbiettivo di approfondire un tema iconografico che coinvolga più forme artistiche. Sonia Strukul alla bellezza della pittura unisce la valorizzazione degli ambienti espositivi e la meditazione attraverso il colore sui valori imprescindibili del Cambiamento e dell'Adattabilità.
Giacomo Malatrasi

Chiara Rizzante
In occasione di “Pragmatica” Sonia Strukul presenta un cambiamento stilistico nella sua produzione pittorica, fino ad oggi incentrata sulla rappresentazione di soggetti tratti dal mondo animale, come i colorati camaleonti, simbolo di trasformazione e di adattamento a nuove situazioni. Il gruppo di dipinti esposti in questa sede interpreta la figura umana in rapporto alle possibilità di comunicazione offerte dalla tecnologia dei nostri anni che, pur annullando le distanze fisiche tra le persone, non potrà mai sostituirne i legami concreti, fungendo solamente da surrogato di relazioni. Ecco quindi che ci ritroviamo soli con il nostro mezzo di comunicazione, e l’artista si autoritae, riproducendo uno scatto fotografico allo specchio, mentre osserva la sua immagine sull’interfaccia del telefono cellulare. Il dipinto Chi sarà? (2011, acrilico su tela, 80x80) è il primo della serie, dove la brillantezza dei colori acrilici coinvolge anche la parete di fondo, diversamente dalle altre tele realizzate con sfondo monocromo nero, e per questi nuovi soggetti l’artista elabora una tecnica pittorica differente da quella utilizzata nelle precedenti opere, che consisteva nella giustapposizione di colori puri, valorizzati a vicenda dal piacevole accostamento; ora in alcune zone del dipinto il colore si presenta sfumato, ma la pennellata delimita le linee di contorno delle figure mantenendo la bidimensionalità dello spazio. La divisione della tela in due parti, con una composizione a fregio nella fascia inferiore, è già stata eseguita da Sonia Strukul in alcune delle sue opere, e qui ritorna come a voler indicare il graduale passaggio dal soggetto animale al soggetto umano, riassumendo in un unico dipinto tutta la tematica della sua arte. Il camaleonte sembra divertito dalla scena cui resta escluso, e l’artista viene lasciata sola con la sua effigie riflessa; anche “il quadro nel quadro”, un altro ritratto della pittrice appeso alla parete, ha lo sguardo rivolto altrove fuori dalla tela, e l’ironica bambolina appesa al telefonino da cui sembra essere alimentata rispetta l’individualità del gesto, che invece lo spettatore è invitato ad osservare. Nel dipinto Claude (2011, acrilico su tela, 70x50) l’artista sceglie uno sfondo completamente nero, inesplorabili profondità della psiche dalle quali emerge un busto maschile dai colori “camaleontici”, in continuo evolversi e rinnovarsi, che può decidere che cosa rivelare di sé per creare un’immagine idealizzata della sua persona. Tramite lo schermo dietro cui si nascondono, Claude e l’artista ci trasmettono come vorrebbero apparire al nostro sguardo e determinare a distanza il rapporto con gli altri ma sempre attraverso una presenza illusoria, per non lasciar trapelare le proprie fragilità, atteggiamento che inevitabilmente impedisce una completa conoscenza intellettuale e fisica. L’autoritratto dell’artista, interagendo solo con il mezzo di comunicazione, stabilisce una relazione unilaterale anche con lo spettatore, che con un atto “voyeuristico” osserva la sua volontà di presentarsi sotto un altro profilo, diverso dalle sue reali sembianze che non saremmo in grado di scoprire senza annullare la lontananza tra di noi, rischiando di spezzare l’equilibrio costituito. My (2011, acrilico su tela, 60x60) e Senza titolo (2011, acrilico su tela, 100x100) sono altre due rappresentazioni dell’artista che si relaziona con il mezzo di comunicazione in maniera introspettiva, realizzate nuovamente con tonalità accese ma sfumate, e le figure si stagliano nettamente dallo sfondo per la vivacità del contrasto, creando un equilibrio su tutta la superficie pittorica; in Senza titolo, volutamente non finito, la figura che si profila sembra comparire (o dissolversi) dall’oscurità dello sfondo, un microcosmo misterioso e impenetrabile che cela i meccanismi delle nostre metamorfosi.

E' difficile riassumere sinteticamente il percorso artistico di SoniaStrukul dall' esordio ad oggi.
Gli anni sono pochissimi ma letrasformazioni sono davvero molte al punto da rendere veramentedifficile riconoscere nei quadri astratti aggressivi dell' 81 la stessa mano che ha dipinto “preziosamente” questi ultimi soggetti.
Non è impossibile comunque scorgere un filo rosso di continuità.
Proprio l' impiego di una tecnica rigorosamente astratta nelle prime opere con l' impiego di materiali riportati (gesso, caseina) alla maniera di Saetti ma con effetti ( colori metallici traslucidi) che talvolta ricordano il Dubuffet degli anni 60, ha fatto sì che l'organizzazione dello spazio risultasse anche nelle opere successive molto controllato e comunque sempre vincolato da una logica costruttiva e strutturale.
Negli anni immediatamente successivi (1982) l' artista da una parte si serve di un materiale più degradabile come la plastica e nello stesso momento si avvia verso un processo che tende ad assemblare forme autonome e differenziate (ad esempio tele triangolari) incollate lasciando molto frequentemente degli spazi vuoti che creano effetti di quadro nel quadro, in cui la plastica funziona comesupporto.
Ma subito dopo Sonia ritorna alla superficie e al quadro come spazio omologo. Nascono così delle strutture astratte in cui si assiste alla combinazione continuamente e impercettibilmente variata di elementi minimi molto ricchi da un punto di vista cromatico.
Sonia in questo periodo si serve di tele bagnate col risultato di dar vita ad effetti luminosi più ricchi grazie al gioco ritmico delle pieghettature.
Proprioin questo periodo con un quadro dal titolo assai significativo: "Omaggio a Matisse" la pittrice apre ai valori figurativi non rinunciando per nulla ai risultati già acquisiti.
Ildisegno di volti soprattutto, si stacca dapprima, separato a superfici-sfondo analoghe a quelle precedenti poi i profili appaiono tracciati in nero ma completamente avvolti dal ritmo avvolgente e fluido delle combinazioni cromatiche.
Nell'84 a Parigi Sonia inizia a dipingere dei vasi. Rinuncia almeno inizialmente. Al gioco decorativo e dipinge superfici monocromatiche su cui si stagliano pochi geometrici oggetti in uno spazio privo diogni risoluzione prospettica.
Poi in un passaggio che costituisce, per ora, l'ultima maniera della pittrice lo spazio si arricchisce grazie ad un raffinatissimo gioco che si potrà forse definire ornamentale. Ogni elemento, figura osfondo non importa, viene dipinto secondo una diversa concentrazione di segni e un diverso valore tonale ( raggruppamenti ritmici e cromatici). Si passa alla" Vascadei pesci" al "Bacio" ad un progressivo e controllato abbandono alla tecnica pittorica, alla notevole fluida ricercatezza del gesto. I pannelli dipinti, quasi sempre di grande dimensione,con un gusto decorativo e musicale sembrano proprioavvolti da un' atmosfera orientale.
MarcoPraloran 1987

Introduzione alla mostra Mutanti Di Sonia Strukul
Sonia Strukul, di ritorno da un incontro internazionale di artisti in Romania e contemporaneamente alla presentazione di una sua opera alla Biennale del Mediterraneo di Spalato, presenta alcuni suoi dipinti a Conselve. Conselve, paese della provincia di Padova, è il luogo in cui da due anni ha scelto di vivere, apprezzando la tranquillità, il senso di sicurezza, la cordialità dei rapporti umani che vi si può trovare. Questa mostra è dunque il suo “biglietto da visita” alla comunità che l’ha accolta e al tempo stesso un suo contributo perché si affermi in paese l’interesse all’arte contemporanea. Sonia presenta variazioni di un unico soggetto: il camaleonte. Questo animale è scelto per una sua proprietà che diventa un valore simbolico positivo: è capace di trasformarsi, di adattarsi, come è bene anche noi umani impariamo a fare, per rispondere alle diverse situazioni che la vita ci propone e ci impone e in particolare per rispondere alle sfide sempre nuove del mondo contemporaneo. In questo invito all’adattabilità c’è un’eco dell’antica saggezza orientale che Sonia ha appreso da viaggi, studi, pratica di discipline di origine indiana. Le suggestioni orientali si leggono anche nella presentazione delle immagini: la vivacità dei colori, l’oscillazione tra campiture piatte e la frammentazione a mosaico, l’inserimento di piccoli swarovski che catturano e rifrangono la luce, riportano agli studi accademici di Sonia nell’ambiente veneziano, permeato, per influssi storici, geografici e ambientali (il continuo vibrare dell’acqua), di sensibilità cromatica. A volte il camaleonte è presentato solo, a figura intera o nel particolare del profilo della testa, altre volte i dipinti vengono raggruppati in dittici o trittici, variando il colore e la resa dei particolari, come a voler destrutturate l’immagine o ancora giocando con il ritmo delle linee. Il linguaggio della pittura, fatto di colori, linee, forme, ritmo, rapporti figura-sfondo, rimanda alla ricchezza e all’ambiguità dei significati delle immagini, alla ricchezza e all’ambiguità della realtà che ci circonda. Lo spettatore è invitato a lasciarsi attrarre e respingere, ad interrogare le immagini e ad interrogarsi.
Renata Maccato

Magnificat
Lalepre, la volpe, l’aquila, la cinciallegra e il pappagallomagnificano gli dei. Lodano Madre Natura per la bellezza della vita;il mistero della nascita; il calore dell’amicizia e dellacompagnia; la forza spietata con cui combattono la fame, lasolitudine, la morte; l’impegno con cui costruiscono e difendononidi e tane. Lodano la luce che accende i loro colori, oggi rinnovatidall’intervento di Sonia Strukul capace di indirizzare il lorosguardo verso noi umani. Ci osservano interrogativi questi esemplari,rivisitati da una tavolozza artefatta e puntinata, ci guardano inattesa di rivedere il nostro lato selvatico, istintivo, e liberoquanto basta per comprendere i loro bisogni e il diritto di essereciò che sono: animali vivi. Noi abbiamo dimenticato. Noi siamoaddomesticati e piegati alla razionalità, al profitto e al consumo.Gli animali di Sonia Strukul magnificano gli dei di tutti, inparticolare dei più umili e silenti, come il camaleonte e ilcerbiatto che sono ignari del frastuono delle attività umane.Esistono evocando la bellezza della vita selvaggia che basta a sestessa.
“Vedendoquesta infinita bellezza il nostro spirito trabocca.”
SoniaStrukul fa grandi cose attraverso i ritratti di animali. Ne scegliealcuni a motivo del loro essere quasi invisibili nella nostra societàche mercifica ogni cosa, e converte in niente le attività senzascopo, quelle che si fanno per la gioia della vita per la vita. SoniaStrukul mette in evidenza le grandi opere divine nei più piccoli ascapito dei potenti. Questa sua ricerca annuncia la necessità di unrovesciamento dei valori. L’artista sceglie la vita animale perrealizzare grandi progetti, -disperderegli uomini dal cuore superbo; rovesciare dai troni i potenti,innalzare gli umili,. … capovolgere le situazioni acquisite,l’orgoglio, la potenza, la ricchezza per sostituirle con chi faprofessione di umiltà-.Queste le parole del notoMagnificat, cheè un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Lucacon il quale Maria loda e ringrazia Dio perché ha donato Speranza eMisericordia e per il Suo modello di Giustizia. Le sue parole diquesti tempi meritano più di qualche riflessione.
Iltema della bellezza animale, che satura gli spazi nelle opere diSonia Strukul, è da intendersi come indizio di una sacralità laica,una fiamma nuova, un messaggio che legittima la speranza in un nuovorinascimento, profondo, che avverte il bisogno di un cambiamentoepocale e rivendica all’arte il diritto-dovere di interrogarel’uomo e il modello culturale in atto. La ricerca di Sonia Strukul traccia il destino di una nuova generazione, attiva “fra i tempi”e fra le visioni totalizzanti della ragione, ancora illuministica.Insieme agli animali l’uomo di oggi può assistere alla nascita diuna nuova coscienza, in cui il reale e l’ideale si confrontano econquistano nuovi linguaggi. Il loro colore corrisponde al desideriodi un nuovo approdo, umano e animale insieme.
SoniaStrukul ne percepisce la necessità e lo esprime oltre il nero deglisfondi, in una luminosità generosa che sposta l’attenzione più inlà, sulle specie animali che hanno la forza metaforica, capace dirivelare un senso nuovo delle cose. L’enigma animale magnificala Natura, magnifica la possibilità di una nuova Cultura, rinataalla bellezza della libertà.
AlessandraSantin
6.06.2022

Se volessimo stilare una lista di tutte le opere che le Arti hanno dedicato alla natura, forse non basterebbe una vita intera. Natura trionfante,natura sofferente,onirica,violenta,pacificata,selvaggia,addomesticata… Anche Sonia Strukul lavora sulla natura però… Che si tratti di animali (soli o in gruppo, immersi nella vegetazione o privi di elementi di contorno), paesaggi o forme vegetali fantastiche e quasi aliene, gli oggetti naturali si impongono sulla tela con colori potenti, decisi e, complice il poco interesse per la profondità, la prospettiva, le ombre, nonché l’ attenzione maniacale per il dettaglio e la rielaborazione profonda dei grafismi naturali, questi oggetti emergono come un continuum bidimensionale, quasi un tessuto barocco. E sullo sfondo nero,un nero assoluto,distillato,alchemico. Ad uno sguardo leggero, rapido, il lavoro di Strukul comunica il piacere di un cromatismo sapiente, di forme accattivanti, ma se si guarda con più attenzione si coglie una vibrazione, una radiazione di fondo che mette in moto la scena, rompe l’ apparente immobilità della rappresentazione. Movimento che non è nelle piante o negli animali, ma proviene da quel fondo nero dove si percepisce una presenza, un’ entità nascosta e potente, vero soggetto dell’ opera. Qualcosa si nasconde nell’ ombra, e nell’ ombra opera, “spingendo” in avanti le forme, i colori creando uno smalto affascinante. Non è, dunque, semplice rappresentazione della natura ma di una “macchina” che vede lanatura, suo malgrado, la maschera, sipario che ciò che si nasconde usa, manipola per distrarre, deviare da sé l’ attenzione di chi guarda. Di questo uso crudele (forse) della vita un indizio è dentro lo sguardo degli animali da cui emerge, muta e potente, una richiesta di impossibile aiuto, di liberazione da un meccanismo che li rende schiavi. Sonia Strukul non ci dice di che natura è questa entità, se buona o cattiva o solo indifferente, né ci parla delle sue motivazioni. Non è suo compito svelare ciò che non vuole essere svelato, ne coglie però la presenza, ne rivela la potenza trascendente nella dimensione immanente.
“ Solleva la natura, Dio è sotto “ Victor Hugo
Franco Cremon

Sguardi di primavera: animali fantasticinel giardino dei tulipani
La bellezza dell’universo si radica, secondo Sonia Strukul, in una dimensione originaria che rende visibile l’intenzionalità ontologica del creato. La bellezza ha un senso e un fine proprio, che solo la poesia dell’arte può riprendere e valorizzare compiutamente. La Natura, infatti, ci colpisce con la sua magnificenza: tutto ciò è confermato dall’esperienza di ciascuno di noi di fronte l’incanto di una notte stellata, della fioritura dei tulipani in primavera, della visione dei cuccioli protetti dalla premurosa attenzione delle madri, del calore luminoso del sole al tramonto e all’alba... Lo stupore che proviamo di fronte alla bellezza di ogni singola scena naturale, ogni volta unica, indirizza e stimola la ricerca di Sonia Strukul. L’artista fonda tutto il proprio lavoro sulla lettura dell’energia vivente della Natura, degli animali in particolare. Questa “energia” agisce sul suo immaginario fantastico e sul desiderio di comunicarlo, di condividerlo attraverso forme e colori esclusivi e personali, elementi che caratterizzano e rendono immediatamente riconoscibili le esposizioni delle sue opere. La Natura animale è onnipresente nella produzione dell’artista: è una scelta frutto di una lunga e profonda riflessione sulla funzione dell’arte nella società contemporanea. Gli animali protagonisti delle sue opere ci riconnettono alla Natura originaria, che oggi è divenuta estranea, sconosciuta all’uomo urbanizzato e tecnologico, che si relaziona attraverso strumenti visivi, intellettivi e virtuali. Sonia Strukul riscopre, o meglio rivela le caratteristiche di libertà e sacralità del mondo animale, ne sottolinea diritti e stili di vita in spazi aperti ed esclusivi. I suoi animali ci guardano, a volte con fare interrogativo, quando si sentono osservati nel loro contesto privato, in luoghi deputati alla loro vita selvaggia e “inaddomesticata”. L’artista è capace di indirizzare il nostro sguardo verso animali che lei trasforma in soggetti con cui interloquire, capaci di ascolto e di un dialogo significativo tra pari. Gli animali di Sonia Strukul, infatti, non sono oggetti o peggio ancora merce, per un mondo che riduce ogni rapporto alla dimensione economica e produttiva, non hanno compiti, non offrono compagnia e cibo. Nel tempo l’artista ha costruito una cifra stilistica netta, un’identità visiva caratterizzata da segni permanenti e ripetuti: i contorni formali posti in rilievo, gli sfondi puntinati che valorizzano i corpi, i colori primari sottoposti a luci indirette e soffuse. Le composizioni espressive permettono a Sonia Strukul di indagare le diverse posture di camaleonti, uccelli, gatti e scimmie, ..., per inviare messaggi mai provocatori (di denuncia o di ostentazione) ma aperti al cambiamento possibile. Il contatto di mondi animali simili tra loro merita, infatti, uguale attenzione e rispetto. Dietro e oltre i tratti costituitivi della poetica della Strukul, definiti a livello plastico, figurativo e narrativo, si celano delle precise volontà autoriali che mirano a riconciliare l’uomo contemporaneo con il mondo animale. Essi non entrano in simbiosi e non si dispongono al contrasto, ma sottolineando caratteristiche e possibilità di ciascuna specie rispondono in egual modo alle tematiche inedite, radicate e intime dell’artista, per costruire spazi armonici di bellezza rinnovata e silenziosa.
Alessandra Santin24/02/2025

Sguardi di primavera: animali fantastici nel giardino dei tulipani.
Il cacciatore paleolitico, colpito dalla bellezza e dalla potenza dell’animale, 40.000 anni fa ne disegnò le sembianze sulle pareti delle caverne. La rappresentazione degli animali, nel corso dei secoli, attraversa la letteratura e l’arte con una evoluzione fantastica di creature che si collegano alla storia dell’uomo e arrivano fino a noi nelle immagini della pubblicità televisiva e dei social. Nel linguaggio artistico il rapporto con l’animale è un enigma impenetrabile e, al contempo, lo specchio del modo in cui l’artista vive la realtà. I primi animali fantastici appaiono nella iconografia antica e poi in quella medievale, a partire dalla seconda metà del XV sec., inseriti in scene realistiche. Nel XVI sec assistiamo ad allegorie, tratte spesso dal mondo classico. Accanto a questa tendenza la cultura popolare ispira con le sue leggende artisti come Dürer o Bruegel oltreché la pittura e la grafica del XX sec. Le avanguardie ispirate alla sfera dell’irrazionale, ricorrono alla rappresentazione fantastica dell’animale. Oggi ci sono molti artisti e molti approcci che recuperano il tema richiamandosi, anche inconsciamente, ai segni della cultura del passato. Sono numerose le soluzioni tecniche e linguistiche nate attorno al mondo animale, sempre mediate dall’ inconscio personale del singolo artista che interpreta il soggetto offrendo sensazioni ora simboliche, ora ironiche , talvolta surreali. Il senso del fantastico circonda anche l’opera di Sonia Strukul: le sue civette, simbolo di saggezza, ma anche portatrici di arcani dettagli che tanto piacevano agli antichi come Ovidio, Plinio o Lucano, interrogano chi le osserva. I suoi gatti, animali femminili per eccellenza, adorati dagli egizi nella dea Bastet, protettrice degli uomini, sono amici preziosi e misteriosi dell’uomo Così il camaleonte che ci scruta dalla tela o i pesci che, tra coralli e cavallucci marini, popolano acque tropicali. Stravaganti uccelli piumati, volpi e conigli, asini e maialini, agnelli e usignoli, pappagalli e farfalle dialogano attraverso lo sguardo con gli umani che li osservano e che, come in un gioco di specchi, a loro volta si sentono osservati. Si instaura così, per dirla con Jacques Derrida, “ un rapporto tra uomo e animale a partire dall' intimità di uno sguardo”. Sonia utilizza una incredibile tavolozza di colori e di forme, il pennello è lo strumento che utilizza per il suo dialogo fruttuoso col mondo animale e con quello vegetale, in particolare modo i fiori e le foglie, sfondo perenne e senza tempo dei suoi quadri. Sconfigge così la narrazione antropocentrica basata, nella società occidentale, sulla supremazia dell’homo sapiens bianco ed europeo. In un periodo come quello attuale in cui l’uomo vive una seconda vita negli universi digitali e le tecnologie riproduttive sono gli aspetti ormai familiari di una condizione postumana, è necessario uno sguardo diverso. Quello di chi si mette in rispettoso dialogo con i viventi non umani e sa cogliere, con la gentilezza di un sorriso, la meraviglia nei petali di mille tulipani illuminati, nel giardino di una villa cinquecentesca, dalla luce dell’alba.
Beatrice Andreose